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Gay & Bisex

Ragazzo di borgata (Parte IV)


di FSeed
19.03.2019    |    11.010    |    10 9.7
"Se ne andò lasciandomi li come un cretino..."
Ricordo quell’estate come una delle migliori della mia vita. Finalmente ero libero di poter vivere la mia omosessualità senza nessun problema con i miei amici, la mia famiglia e anche con tutti quelli che mi conoscevano. Il merito in parte fu anche di Francesco che oramai mi proteggeva da qualsiasi sfottò o prese in giro da parte dei ragazzi del quartiere, compresi i bulletti più piccoli di me. Io oramai ero completamente innamorato di e lui lo ringraziavo della sua protezione con belle scopate, sempre rigorosamente all’oscuro di tutti. Avrei tanto voluto sapere se i miei sentimenti erano ricambiati, ma avevo il terrore che fosse tutta una mia fantasia, che lui mi usasse solo per scopare, e se fosse stato davvero così non lo avrei sopportato. Nel mese di settembre accaddero due eventi che stravolsero completamente la mia vita. Il primo fu una rissa in cui era coinvolto Francesco che finì col l’accoltellamento di un minorenne, che finì in ospedale in fin di vita. Anche se nessuno era stato bene identificato, e Francesco conosceva solo uno dei ragazzi coinvolti, decise di lasciare la città e andare al nord da alcuni parenti fino a quando le acque non si fossero calmate. Non solo la sua assenza mi sembrava la cosa più terribile del mondo, ma anche il fatto che non mi disse nulla e che lo dovetti sapere da Mirco mi fecero arrivare alla conclusione che l’idea che mi ero fatto era giusta: ero solo qualcuno con cui svuotarsi. Dopo alcuni giorni in cui caddi in una tristezza che preoccupò sia mia zia che Mirco, decisi che non potevo stare male per uno stronzo che mi aveva solo usato. Ero passato dall’innamoramento all’odio nel giro di neanche una settimana. Fu così che inizia a frequentare ragazzi e uomini conosciuti tramite un’applicazione per cellulare. All’inizio ero un pò preoccupato dal tipo di persone che potevo ritrovarmi davanti (uno dei primi uomini che incontrai era vecchio il doppio degli anni che mi aveva detto e oltretutto aveva delle foto non sue per presentarsi agli altri) ma con il passare del tempo inizia a capire un pò il “gioco”. Proprio un venerdì sera che rientravo da un appuntamento con un ragazzo successe il fattaccio. Mi stavo incamminando verso le scale dei box auto quando vidi venirmi incontro un uomo sulla quarantina, alto grosso e con la barba.
“Te sei il cugino de Mirco?” mi chiese sbarrandomi il passaggio.
“Si perchè?” chiesi io un pò intimorito.
“Gli puoi riferì un messaggio?” non feci in tempo a rispondere che mi diede un ceffone così forte da spaccarmi un labbro. Mi tirò per un braccio e mi condusse in un angolo buio dove iniziò a riempirmi di pugni nella pancia, fino a quando non caddi in ginocchio e vomitai quel che rimaneva nel mio stomaco della cena. Mi afferrò per i capelli e mi costrinse ad alzare la testa.
“Di a quella merda di tuo cugino che se non me ridà tutti i soldi so cazzi sua! Hai capito?” io non riuscivo a spiccicare una parola dalla paura “Frocio di merda hai capito si o no?”
“Si...si ho capito” balbettai. Mi spinse di nuovo a terra, aprì la zip dei pantaloni e iniziò a pisciarmi addosso. Il getto caldo mi colpiva il viso imbrattandomi completamente, e il puzzo era così forte che quasi vomitai di nuovo.
“Adesso spero che lo capisce tu cugino che non se scherza co me. Dije che se fa sentì domani, o quello che ho fatto a te se lo becca pure lui” se ne andò lasciandomi li per terra dolorante e sporco. Rimasi immobile per alcuni minuti scosso per quello che mi era appena successo, ma al pensiero che qualcuno potesse vedermi così mi alzai e corsi il più velocemente possibile via. Mentre salivo di corsa le scale mi ricordai che quel week end mia zia era fuori città per accudire la suocera, quindi mi sarei risparmiato la vergogna di spiegargli cosa mi era successo. Quando entrai in casa trovai Mirco intento a prepararsi per uscire, ma quando mi vide quasi gli prese un colpo.
“Cristo Andrè. Ma che cazzo hai fatto?” io mi guardai un attimo allo specchio del corridoio e vidi il viso sporco di polvere e sudiciume impastati per colpa del piscio, il sangue che ancora colava un pò dal labbro e i vestiti umidi e che puzzavano di piscio. Mirco mi corse incontro e cercò di toccarmi ma io mi scansai. Mi sentivo sporco e lurido non solo fuori. “Non me toccà Mirco. Faccio schifo” gli occhi mi si inumidirono per il pianto.
“Mi spieghi che cazzo ti è successo? Chi t’ha ridotto così?” io spiegai quello che era successo e le minacce ricevute dal tipo. Mirco era sbiancato e rimase in silenzio fino a quando non gli raccontai l’episodio del piscio.
“Quel figlio di puttana. Lo ammazzo porco due!” diede un calcio al porta obrelli che volò dall’altra parte del corridoio. “Levati sti vestiti sporchi e ficcati sotto la doccia. Io chiamo gli altri e gli dico che stasera non esco”. Mi spogliai in bagno e mi insaponai sotto la doccia per due volte, come se in questo modo potessi lavare via anche quello che era successo. Mentre mi stavo asciugando Mirco entrò in bagno e, fregandosene del fatto che fossi completamente nudo, mi si avvicinò guardandomi addosso “Dove t’ha colpito quella merda?” mi chiese toccandomi un fianco, io feci una smorfia di dolore e mi ritrassi un pò. “T’ha preso a calci?”
“No. Mi ha solo dato una cinquina in faccia e un sacco di pugni in pancia” Mirco mi guardò il labbro “Asciugati bene e poi vieni dillà che disinfettiamo il labbro”. Mi asciugai e con i capelli ancora umidi e l’asciugamano legato in vita andai in camera, dove Mirco aveva già preparato un batuffolo di cotone con del disinfettante. Mi ero accorto solo ora che si era cambiato, camicia e jeans avevano lasciato il posto a maglietta e slip, la sua tenuta notturna. Ci sedemmo sul letto e appena il cotone toccò la ferita mi scansai per il bruciore.
“Cazzo brucia da morire”
“Lo so scricciolo, ma tocca disinfettarlo” disse Mirco fermandomi con la sua mano sul mio collo e il batuffolo pigiato sul labbro.
“Quanti soldi gli devi a quello?” chiesi quando ebbi il labbro libero.
“Tu non te preoccupà. Me la vedo io co quello stronzo”.
“Senti le botte ce l’ho prese io, quindi adesso mi dici che cazzo succede” lo sbloccai per un braccio nel momento in cui stava per alzarsi dal letto. Lui si risedette.
“So soldi che gli deve ridà Francesco. Della droga che aveva comprato ma che non ha più rivenduto. Adesso che Francesco se ne è andato pensavano che la robba l’avevo io. E invece non so manco do sta”.
“Scusa ma chiama Francesco e fatte di dove la tiene”.
“E pensi che non c’ho provato? Quel coglione ha detto che la roba se l’è portata dietro. Dice che poi i soldi che vole questo me li ridà, ma che intanto lo devo pagà io”.
“Scusa ma quanto soldi so?”
“Tremila euro. Le merde ci hanno messo gli interessi” si buttò sul letto con le mani sul viso.
“Ma te ce l’hai tremila euro da dargli?”
“No. Me ne mancano mille. Ma non so do prenderli” mi allungai sul letto vicino a lui “Ho già chiesto un anticipo dello stipendio al bar, ma comunque me mancano quasi mille euro”.
“Senti io ho qualcosa da parte dei soldi dei diciott’anni. I nonni di mio padre mi hanno fatto un bonifico di duecento euro, non so tanti ma li puoi prende” Mirco si girò verso di me e mi fulminò con lo sguardo.
“Te non te devi impiccià Andrè, già ce stai in mezzo e non me piace pe niente. Guarda che t’ha fatto quello pe i casini di Francesco” mi toccò il labbro spaccato con il pollice della mano “Mo che gli raccontiamo a mamma quando torna e te trova col labbro così?”
“Gli dico che sei stato te mentre giocavamo a fa a lotta” lui mi guardò e scoppiammo a ridere insieme
“Bella mi piace. Ci crederà sicuro perchè tanto lo sa che te rompo sempre le palle” dicendo così cominciò a farmi il solletico ma il dolore alla pancia era ancora forte e un “Aia” mi uscì spontaneo.
“Cazzo Andrè scusa” mi ero raggomitolato sul fianco “Scusa scusa so un coglione” Mirco fece scivolare una mano sul fianco fino ad arrivare ad accarezzarmi la pancia. Si accoccolò sulla mia schiena e mi diede un bacio sulla guancia “Scusa ancora se ce sei andato di mezzo te”.
La mattina dopo quando mi svegliai mi ritrovai nudo con l’asciugamano appallottolato tra le gambe e Mirco che mi dormiva praticamente addosso. Sgusciai fuori dal letto, mi vestii e andai a preparare la colazione, e cercai di pensare a come avrebbe potuto raccimolare i soldi Mirco. Alcuni messaggi sul cellulare mi distrassero, e vidi che uno dei tanti era di una chat gay ma la ignorai nel momento in cui Mirco entrò in cucina .
“Buongiorno scricciolo” mi passò vicino e mi arruffò i capelli, e notai che il suo cazzo era durissimo nelle mutande “sei comodo come materasso lo sai? Ti devo usà più spesso” mi disse sorseggiando il caffè.
“Ecco perchè c’hai il cazzo duro allora? E’ perchè ha dormito sulle mie chiappe” lo stuzzicai.
“Ma che stai a di? Lui è sempre così la mattina. Senti qua” mi si avvicinò e me lo strusciò su un braccio. Io lo scansai ridendo. “Senti io adesso esco e vado a parlà con quel tizio di ieri” io mi feci serio e lo guardai “Tranquillo gli voglio solo spiegà che me serve tempo per i soldi. Te però non usci da casa finchè non torno”. Quando fu uscito ripresi il telefono, giusto per fare qualcosa, e lessi i messaggi accumulati. Mi aveva scritto un cinquantenne che cercava ragazzi giovani con cui scopare, il viso poco avvenente e in fisico troppo massiccio mi spinsero a scrivere un “non sono interessato” che fu seguito dal suo “se vuoi posso pagarti”. In quel momento mi venne l’idea, e subito scrissi “sono cento euro”, pensai che mi mandasse a quel paese e invece scrisse “Ok”. Ci mettemmo d’accordo per vederci a casa sua che distava pochi chilometri da me, e quando Mirco rientrò assicurandomi che aveva avuto una settimana in più per pagare pensai che fosse un segno del destino. Potevo accumulare un pò di soldi facendomi pagare da uomini più grandi. Non era la prima volta che mi veniva chiesto ma avevo sempre rifiutato, ma adesso si trattava di aiutare Mirco e la famiglia. Quando uscii a lui non dissi nulla, di sicuro me lo avrebbe impedito, così inventai una balla su andare da una mia amica. Quando arrivai nel posto indicato mi ritrovai un bel condominio in quartiere residenziale. Alla porta mi aprì un ometto basso e calvo con gli occhiali, mi fece accomodare e mi offrì da bere, ma quando rifiutai mi spiegò cosa voleva da me.
“Voglio che ti spogli e ti fai una doccia, io verrò ad asciugarti e poi andiamo in camera da letto. Non voglio scoparti o cose del genere, voglio solo leccarti e farti un pompino” io accettai e andai in bagno. Aveva preparato già tutto l’occorrente per la doccia, e una volta lavato lo chiamai e venne da me. Mi avvolse in un telo da bagno e cominciò ad asciugarmi “Sei bellissimo. Un efebo, con questa pelle morbida e le forme delicate” si inginocchiò e iniziò a baciarmi la pancia mentre una mano mi toccava il cazzo e lo scappellava. Odorò la cappella e gli diede piccoli baci. Una parte di me apprezzava quelle attenzioni, ma come abbassavo lo sguardo e vedevo lui tutta la libido svaniva. Mi condusse in camera da letto, mi stesi sul letto matrimoniale e lui iniziò a leccarmi e baciarmi sul petto, sotto le ascelle, scese verso le gambe e mi leccò i piedi. Io tenevo gli occhi chiusi e pensavo a Francesco, al suo corpo perfetto, al suo cazzo e alle nostre scopate, e grazie a quei pensieri il cazzo mi divenne duro. Sentii le mani dell’uomo sul mio sesso e subito dopo la sua bocca che lo avvolgeva tutto. Si impegnò a succhiarlo e baciarlo per non so quanto tempo, ma io non riuscivo a sborrare, fu così che tolsi la sua bocca e comincia a segarmi furiosamente. “Ah sto per venire...sborro” appena sentì queste parole l’uomo fece sparire la cappella nella sua bocca e io gli riversai dentro tutta la mia sborra. Succhiava e leccava come se volesse staccarmi il cazzo, procurandomi spasmi e scariche di godimento. Quando finì tornai in doccia per rinfrescarmi e tornato in camera trovai i soldi già pronti.
“Sei stato molto bravo, mi è piaciuto molto” mi disse l’uomo sorridendomi.
“Ci rivediamo in settimana?” chiesi io rivestendomi. Lui mi guardò e sembrò capire subito le mie intenzioni.
“Ti servono altri soldi?” il mio imbarazzo e il mio silenzio valevano più di mille parole “Io domani parto per un viaggio di lavoro, però conosco qualcuno che potrebbe essere interessato. Ti faccio sapere entro stasera” ci scambiammo i numeri (solo in quel momento seppi il suo nome, Rocco) e lo ringrazia. Non tornai subito a casa ma feci un giro nella zona con la mia app accesa, sperando in una botta di fortuna e di trovare qualcuno con cui scopare e fare soldi. Dopo un’ora mi arrivò una chiamata dell’uomo di prima. Mi diceva che un suo collega di lavoro, una persona fidata che aveva partecipato a serate con lui, cercava un giovane carino e non troppo mascolino per divertirsi con altri suoi amici. Quando sentii la proposta ci pensai su un momento; un conto era una persona sola, un altro stare in balia di un gruppo di uomini. Rocco mi assicurò che potevo fidarmi e che se volevo potevo contattarlo senza alcun impegno, così presi il suo numero e lo contattai.
“Pronto Filippo? Ciao sono Andrea. Mi ha dato il tuo numero Rocco. Sai...per quel lavoro”
“Ah si certo. Ho visto una tua foto e sembri proprio il ragazzo che cerco. Ti va di vederci tra un’ora? Così parliamo faccia a faccia” mi inviò l’indirizzo di un bar e lo raggiunsi. Arrivato al luogo dell’appuntamento mi guardai intorno rendendomi conto che non sapevo neanche che aspetto avesse Filippo, ma ben presto un uomo si alzò da un tavolino e mi venne incontro. Avrò avuto poco più di quarant’anni, alto e muscoloso, con barba e capelli biondo paglia, e quando si tolse gli occhiali da sole rivelò due occhi azzurri bellissimi.
“Ciao. Te devi essere Andrea” la sua stretta di mano era forte e decisa “vieni sediamoci”. Ordinò due caffè e mi spiegò bene di cosa si trattasse.
“Sto organizzando un addio al celibato per un mio caro amico, e visto che in teoria con il matrimonio dovrà mettere la testa a posto, voglio fargli provare qualcosa di diverso dalla solita spogliarellista” sorseggiò il caffè e riprese “Alessandro, lo sposo, vuole provare a scopare con un uomo ma ad una condizione. Deve essere femminile e vestirsi da donna”. Io non sapevo cosa dire. Non avrei mai pensato ad una richiesta del genere.
“Lo hai mai fatto? Travestirti intendo”
“No mai” risposi.
“Bhe non ti devi preoccupare. Procurerò io vestiti, trucco e tutto il resto” finì il caffè e si accese una sigaretta “ho un’altra richiesta. Ci saranno altri due amici e anche io quella sera, dovrai scopare ance con loro se te lo chiedono. Te la senti?”
Ci pensai un attimo e poi chiesi d’istinto “Quanto mi dai?”.
“Sono cinquecento euro” rispose lui “ti accompagno io in una camera di albergo, tutto pagato da me. Aspetterai che noi veniamo e poi fai quello che devi fare. Ovviamente puoi stare tranquillo, siamo tutti uomini rispettabili che vogliono solo divertirsi un pò. Niente droghe o schifezze simili”.
Non sapevo se potevo fidarmi al cento per cento di loro. Mi stavo ficcando in una situazione che poteva diventare potenzialmente pericolosa. Filippo sembrava un uomo rispettabile nella sua camicia con il monogramma e la giacca firmata, ma qualcosa mi frenava un pò. Fu così che mi venne un’idea.
“Io accetto. Faccio tutto quello che mi chiedi. Ma ho anche io una condizione”.
“Dimmi” disse lui spegnendo la sigaretta.
“Voglio portarmi qualcuno con me. Non per scopare o cose simili, solo nel caso...”
“Nel caso le cose andassero troppo oltre” finì la frase Filippo sorridendomi “come ti ho già detto siamo gente a posto, alcuni anche con famiglia, ma se ti fa stare tranquillo per me va bene. Anzi farò di più. Darò cento euro a chiunque ti porterai dietro, con cena e tutto il resto pagato”. Fu in quel momento che capii che Filippo era pieno di soldi.
“Grazie. Affare fatto allora” gli tesi la mano e lui la strinse. “Quando si fa?”
“Venerdì sera” rispose alzandosi “fatti trovare qui alle sette”. Se ne andò lasciandomi li come un cretino. Avevo si chiesto di portare qualcuno con me, ma non avevo pensato a chi portare. Ma solo una persona avrebbe accettato una pazzia del genere.
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